Laura Cadelo Bertrand
Attrice, danzatrice, coreografa, orafa, scultrice
Dopo una formazione da ginnasta, danzatrice classica e contemporanea si diploma nel 1989 a Parigi a “L’Ecole Internationale de Mimodrame Marcel Marceau”. Trasferita a Reggio Emilia nel 91 collabora con l’Atelier Charivarì di Herbert Thomas, creando spettacoli e scenografie di eventi come “Taglio l’Onda”, “Sidis Day”, ecc. e dal 1992 al 1997 con la compagnia “I Teatranti” ha prodotto spettacoli come “Mi, Mo, Mah”, “Una Stanza Appesa al Cielo” ecc.
Dal 1994 al 2001 lavora con la Compagnia “La Corte Ospitale” di Rubiera (RE), in particolare con il regista Franco Brambilla per spettacoli come “Macchina Salomé”, “SS9”, “Il Labirinto del Desiderio”, “Acqua Micans”, “Happening alla Durata”, “Sintesi e Simultaneità”, ecc.
All’interno degli scambi culturali della “Corte Ospitale” collabora con il direttore del G.I.T.I.S. di Mosca Serguei A. Issaiev.
Dal 1994 è anche assistente e collaboratrice di Maureen Flemming, danzatrice Butoh del “Cafè La Mama” di New-York in varie performances e workshop a New-York ed in Europa.
Nel 1997 partecipa al film “Carmina Burana” per RAI SAT1 regia di Gianpaolo Tescari, Orchestra diretta da Zubin Metha.
Nel 2002, crea al Teatro Juvarra di Torino lo spettacolo “Passage(s)” insieme al tubista francese Michel Godard e la cantante Linda Bsiri.
Per la stagione 2005/06 è direttrice del Teatro Astoria di Fiorano Modenese (MO).
Nel 2006 è protagonista dello spettacolo “Visioni in Bach” con Michel Godard, Linda Bsiri, Matthias Ziegler e Freddy Eichelberger prodotto dai festival svizzeri di Schaffhausen e Flims.
Dal 1997, sulla base delle proprie creazioni scenografiche, inizia una produzione di sculture, oggettistica e gioielleria artistica utilizzando rame, ottone, argento, filo di ferro, pietre e perline di ogni tipo, forma e colore. Alcune sue opere sono state esposte alla triennale di Milano, alla Gallerie Unique di Torino, a Immaginarte di Reggio Emilia, ecc. e pubblicate in alcune riviste del settore, tra le quali Vogue, Elle e A&D.
Dal 2001 crea linee di gioielli e decorazioni per gioiellerie e vari marchi di moda.
Co-fondatrice dal 2006 dello Spazio Arte “Viaduegobbitre” a Reggio Emilia, nato dall’unione di alcuni artisti, che organizza regolari mostre d’arte con numerosi artisti invitati.
Scrive Cristina Manfredi su Vanity Fair il 30 dicembre 2010:
“Laura Cadelo Bertrand vive a Reggio Emilia dove ha una boutique atelier in cui alterna vocazioni da scultrice e da jewel designer. Ha un passato parigino, di quando si è diplomata alla scuola di mimo del grande Marcel Marceau per poi vivere la vita del teatro. L’arte la respira fin da piccola, grazie al padre illustratore e alla madre scultrice.
E nei suoi preziosi, fatti di rame, ottone, argento, fil di ferro, pietre e perline, si respira la dinamica leggiadria della sua storia di danzatrice.”
Scrive di lei Lina Vergara, per la rivista ILLUSTRATI
Laura Cadelo Bertrand: Quando la scultura diventa accessorio. E l’accessorio un elemento danzante e narrante
Tutte le città hanno un piccolo tesoro e io l’ho trovato a Reggio Emilia.
Per puro caso, in una delle stradine del centro, tra quelle meno animate, ho incontrato l’atelier di Laura Cadelo Bertrand e sono rimasta incantata dalla vetrina.
E sono entrata.
Sbalzo, traforo, battitura, incisione e saldatura, applicate su sculture di alluminio, ottone e rame che divengono ornamento per il corpo, con tutta la grazia e la femminilità che una donna con l’esperienza vissuta di Laura può contenere ed esprimere.
Un’esperienza fatta di teatro, danza, mimo, coreografia. Una ballerina ma soprattutto un’artista che ha saputo trasmettere la sua esperienza vissuta alla materia, facendola divenire non solo accessorio ma scenografia di una piccola messa in scena dove i personaggi sussurrano una storia, la ballano, la interpretano, in un allegro gioco di luci e forme, coinvolgendo il pubblico: la donna che li indossa e chi la incontra e la guarda.
Per coloro che vedono nell’orecchino o nella collana non solo un ornamento ma anche una dichiarazione della loro personalità o del loro stato d’animo, per chi ama narrare se stessa anche attraverso l’accessorio.
Pezzi singoli. Liberi e animati di vita propria.
Laura trasforma un orecchino in una nave con le vele spiegate che parte verso l’orizzonte con il vento in poppa. Lo battezza Caronte. Lo fa approdare sull’orecchio di una donna e lo allunga fino a coprirne tutto il collo e lo fa risplendere, come se a riflettersi nelle vele di Caronte ci fosse il sole, quel sole e quella luce propri della creatività. Chi lo indossa inevitabilmente sentirà il vento soffiare su quelle vele, vedrà il sole tramontare all’orizzonte e l’ultimo raggio riflettersi sull’ottone del suo orecchino ma anche sul suo corpo. Sarà partecipe di una storia, di un momento.
Si diventa protagonisti di un gioco, di una storia.
Giochi. Le sue opere sembrano improvvisazioni sceniche tra gatti e topi, tra falene e farfalle, tra pesci e ami.
Oggetti con personalità, con una storia che si può dedurre dai personaggi che la interpretano e sostenuta dal nome che ognuno di essi ha.
Oltre il giardino… un momento torrido… antipasto e dessert… un amore improbabile… le pettegole… l’estate è finita… brutta sporca e cattiva… l’invito a cena del ragno…
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